Rise Against Italian Forum

Professore, ma che me ne faccio di Dante?

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LucaSesto
view post Posted on 15/9/2011, 13:13




Proprio in questi giorni stavo riflettendo e capendo che il mio scopo ultimo non è affatto quello di diventare una persona sapiente.. Riflettendo pensavo "in questa società o si allena il fisico e la forza o si allenano la sapienza, ma niente che ha come scopo il rendere migliore l'uomo".. Neanche a farlo apposta un paio di giorni fa mi sono imbattuto in questo stupendo articolo che ha chiarito la mia riflessione


CITAZIONE
Professore, ma che me ne faccio di Dante?

Racconta la tradizione che, quando chiesero ad Aristotele: «A cosa serve la filosofia?», la sua risposta fu: «A nulla, perché la filosofia non è una serva»


Risponde Umberto Galimberti


La prima lezione di letteratura per un insegnante di liceo è la più difficile. Lo è perché, nel tentativo di spiegare cos’è la letteratura, si troverà a rispondere alla domanda: «A cosa serve la letteratura?», che puntualmente gli studenti gli porranno.
Mi sono trovato a dover convincere i ragazzi che quello che avremmo letto e studiato tutto l’anno sarebbe servito a qualcosa, e con mille citazioni, più o meno colte, e più o meno adeguate, ho tentato pure di dire a cosa. Mi sono sentito spesso un pazzo, che scimmiottava qualche strampalato professore da film, e penso alla fine di non aver raggiunto il mio scopo. I ragazzi hanno sì apprezzato la prima lezione, ma già alla quarta o quinta il commento: «Ma cosa me ne faccio di Dante?» era trattenuto a stento.
Lei come convincerebbe i giovani di oggi dell’importanza e dell’utilità della lettura? Cosa direbbe, o farebbe leggere loro? Perché i ragazzi chiedono l’utilità di ogni materia («Che me ne faccio dell’analisi logica?», «A che serve la storia? »), come se avesse senso studiare solo quello che immediatamente garantisce un tornaconto?
Prof. D.



Dal momento che vent’anni di televisione commerciale hanno fatto perdere ai nostri ragazzi qualsiasi interesse per la cultura, e dal momento che il denaro è diventato, soprattutto negli ultimi anni, il generatore simbolico di tutti i valori, è ovvio che, non capendo più che cosa è bello, che cosa è buono, che cosa è giusto, che cosa è sacro, i nostri ragazzi capiscano solo che cosa è utile. E da questo punto di vista la letteratura è proprio inutile. Anche se ogni cosa è utile a qualcos’altro, e questo qualcos’altro è utile a qualcos’altro ancora, per cui se non si approda a qualcosa di inutile, tutte le catene di utilità diventano insignificanti e prive di senso.
Ma siccome questo è un ragionamento e i giovani d’oggi non sono particolarmente attratti dai ragionamenti, lei, caro professore, potrebbe informare i suoi allievi che la letteratura serve per educare i nostri sentimenti, che non abbiamo come dote naturale ma come evento culturale. La natura infatti ci fornisce gli “impulsi” che hanno come loro espressione non la parola, ma i gesti. Il bullismo, per esempio, non è un fenomeno di mancata educazione, ma un vero e proprio arresto psichico di chi non si è evoluto dall’impulso per pervenire all’emozione.
L’“emozione” è già un evento psichico che segnala la risonanza emotiva che gli eventi del nostro mondo, e le risposte che noi diamo a essi, producono in noi. Quando i nostri giovani dicono che al sabato sera in discoteca si calano una pastiglia di ecstasy per “emozionarsi”, segnalano che per passare dall’impulso all’emozione hanno bisogno della chimica. E così denunciano che la loro psiche è apatica e non registra alcuna risonanza emotiva a quanto in generale avviene intorno a loro. Quanti delitti o spaventosi atti di crudeltà avvengono senza movente, per la mancanza di una risonanza emotiva relativa ai propri gesti che i nostri ragazzi chiamano “noia”?
Dall’emozione si passa al “sentimento”, che non è un tratto naturale, ma culturale. A differenza dell’emozione, il sentimento è un elemento cognitivo. Kant dice ad esempio che la differenza tra il bene e il male ognuno la “sente” naturalmente da sé. Le mamme capiscono i bisogni dei loro neonati, che ancora non parlano, perché li amano. Gli innamorati capiscono il significato recondito di ogni gesto dell’altro, perché si amano.
Tutti i popoli hanno imparato i sentimenti attraverso narrazioni mitiche. Se guardiamo l’Olimpo degli antichi Greci, vediamo che gli dèi altro non sono che la descrizione delle passioni e dei sentimenti umani: Zeus il potere, Atena l’intelligenza, Afrodite la sessualità, Ares l’aggressività, Apollo la bellezza, Dioniso la follia. Senza più dèi, oggi impariamo a conoscere i sentimenti attraverso la letteratura che ci insegna cos’è l’amore in tutte le sue varianti, e cosa sono il dolore, la disperazione, la speranza, la noia, lo spleen, la tragedia, la gioia. Una volta appresi questi sentimenti, siamo in grado di conoscere quello che proviamo, e, grazie alla descrizione letteraria, anche il corso e l’evoluzione del nostro stato d’animo. Questo è molto importante, perché è angosciante soffrire senza sapere di che cosa, così come suicidarsi perché l’angoscia non conosce il percorso dei sentimenti e il loro approdo, che un tempo i miti descrivevano, e oggi la letteratura descrive.


La Repubblica - D., numero 756, Sabato 27 Agosto 2011

Pensate oggi l'ho fatto leggere alla prof. di italiano che lo ha usato per la lezione di analisi del testo, in classe ci hanno riflettuto anche i miei compagni e devo dire che sono emerse delle osservazioni sopra ogni mia aspettativa, però la maggior parte era d'accordo su una cosa tipo "si in effetti sarebbe bello incrementare il proprio animo studiando materie come la filosofia o la letteratura o l'arte, ma non è che uno si può emarginare dalla società, in qualche modo deve pure mangiare"

Non so, nelle menti dei giovani manca proprio l'idea che la società siamo noi, e che se a noi questo non va bene lo possiamo cambiare?! Cos'è una sorta di sottomissione, o rassegnazione, o si pensa così proprio perchè è la scelta più comoda?

Vabbè, attendo vostri commenti :)
 
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do-you-frank
view post Posted on 15/9/2011, 13:36




bellissimo articolo, e bellissima spiegazione... che dire, anche io qualche volta mi chiedo a cosa servono la divina commedia e i promessi sposi (soprattutto quest'ultimo, dato che è una storiella, e di quei tempi ce ne sono di migliori) comunque è vero, l' uomo sta diventando sempre più apatico, anche per colpa della tv, quindi sfrutto questo collegamento per citare Popper, utilizzato in un saggio per l'estate dal sottoscritto, in cui parlando della tv dice :"La cattiva televisione rischia di provocare uno scadimento collettivo delle coscienze critiche di un Paese".

p.s. con la mia prof questa discussione non potrebbe mai nascere, non è tanto aperta a queste cose
 
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Broken Dreams_
view post Posted on 15/9/2011, 14:41




Bellissimo questo articolo, grazie per averlo postato!
Penso che il punto centrale del problema sia quello messo in luce dalla frase: "i nostri ragazzi capiscono solo che cosa è utile."
I punti di riferimento in questi anni non solo sono cambiati, ma hanno preso delle pieghe inquietanti: adolescenti che crescono con reality, notizie spazzatura, esempi di persone che si trovano in certe posizioni perché si sono comprate con i soldi anche l'anima. è andata avanti l'idea del "sì, bello finché ti pare, ma poi cosa ci guadagno a sapere vita e morte del Boccaccio ecc. Che me ne faccio nella vita?"
Io penso che in una società come quella di oggi sia importantissimo avere una propria capacità critica. Non dico che tutti debbano seguire un certo filone politico, una certa ideologia di fondo, la libertà di pensiero è(o almeno, dovrebbe) essere una cosa sacra e intoccabile. Però essere coscienti e avere gli elementi base per districarsi tra cosa è giusto e sbagliato. Si sentono mille campane, mille idee diverse. è proprio in questo grande pentolone che una persona, grazie alla cultura, alla storia in particolare, alla filosofia ecc. deve costruirsi una propria linea di pensiero da seguire e in cui credere. Altrimenti si corre il rischio di essere trasformati in tanti burattini che seguono in gregge solo perché è così e basta. In più, la letteratura è un pozzo infinito di vita.
Vi racconto questo: quando ero ancora al liceo avevamo una professoressa di italiano che si limitava a leggerci i suoi appunti universitari senza approfondire nessun argomento o permetterci di creare discussioni in merito. Era una palla immensa, quelle classiche lezioni che sembrano far pesare la lancetta dell'orologio 80 kg. Appena uscita di classe, entrava il nostro professore di st. dell'arte e puff! dentro l'aula entrava la magia vera. Non perché il professore fosse più preparato o perché st. dell'arte era la nostra materia preferita, tutt'altro. Quell'uomo aveva la capacità di parlare di persone vere dietro ogni opera, scritta o illustrata. Non c'era l'immagine stereotipata del Leopardi depresso dietro la siepe che si faceva di seghe mentali, ma c'era il poeta che col suo impermeabile blu scuro scendeva in paese per un gelato e si impiastricciava tutta la faccia. Piccoli aneddoti che raccontati insieme ai dati storici, alle opere ecc. ti facevano sembrare tutti quei poeti e artisti come ciò che erano in realtà: persone, in carne ossa, con emozioni, gioia e dolore. Geni, ma individui comuni con perplessità e insicurezze come le nostre. Più vicini a te.
Per finire con una citazione, porto un mio amico toscano che sulla Divina Commedia la pensa così: "La bellezza, la poesia non sta in chi scrive, ma il sublime sta nell'orecchio di chi ascolta. Dentro di voi sta Dio. Non solo dentro a Dante che l'ha scritta. Lui l'ha scritta, ma se voi non sentite nulla, lui non ha scritto niente. Quindi siete voi il poeta, siete voi Dio." (Roberto Benigni).
 
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.Electrical Storm.
view post Posted on 15/9/2011, 18:49




Che belle parole Giulia!
CITAZIONE
la letteratura è un pozzo infinito di vita.

L'articolo è incentrato sull'utilità della letteratura, ma in realtà la metà di quello che studiamo a scuola appare totalmente inutile.
Sono fortunata, perchè in italiano ho sempre avuto professoresse davvero ottime ma quella di quest'anno batte tutti. La prima cosa che ha detto è stata: "Sono qui perchè amo il mio lavoro". Mi sono completamente dimenticata di essere in classe e, come dice bene Giulia, è scattata una magia.
E' compito dei professori far capire l'utilità di ogni materia, dare un senso a quello che si studia e soprattutto, fare in modo che gli studenti di oggi ritrovino il piacere del sapere, dell'affrontare mondi nuovi, nuovi modi di pensare tramite la letteratura, la filosofia, storia ecc. Quando si impara tutto ha un senso ed un'utilità. Il mondo fuori appare sterile, un mondo in cui l'ignoranza viene incoraggiata.
 
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do-you-frank
view post Posted on 15/9/2011, 21:53




ma voi siete fortunati, la mia prof e tutti gli autori italiani vivono in un mondo idilliaco, ed a lei è gli è permesso entrare... è una cosa indecente, oltre al far cadere il latte alle ginocchia come spiega, idealizza al massimo tutti gli scrittori, rendendoceli veramente troppo lontani per essere "toccati" con mano e mente
 
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_Gunslinger_
view post Posted on 16/9/2011, 16:00




CITAZIONE (.Electrical Storm. @ 15/9/2011, 19:49) 
Il mondo fuori appare sterile, un mondo in cui l'ignoranza viene incoraggiata.

Quoto!
Avere un'ampia cultura è sempre qualcosa che ti porta a stare un gradino più in su degli altri, e cosa più importante e che ho sperimentato negli anni del liceo, ti sensibilizza in un modo incredibile.
Sono dell'idea che tutto ciò che siamo o diventeremo dipende soprattutto da tutte le esperienze e le idee con cui siamo venuti a contatto, e meno ne conosciamo, meno riusciamo a porci domande e indagare su noi stessi, e di conseguenza a formarci.
 
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PhoenixDown
view post Posted on 17/9/2011, 10:39




Bellissime parole. Davvero, stupende. Parole che mi portano a riflettere.
Sia il tuo articolo, Luca, che le tue splendide parole, Giulia.

Che dire? In parte vi invidio. Io sono stata in una classe in cui non era concesso essere acculuturati, perché significava essere sfigati. Oh sì, gli stereotipi troneggiavano.
Quindi capisco quando dite che senza cultura si finisce per subire tutto passivamente.

CITAZIONE
Il bullismo, per esempio, non è un fenomeno di mancata educazione, ma un vero e proprio arresto psichico di chi non si è evoluto dall’impulso per pervenire all’emozione.

Pensa un po', loro hanno un arresto psichico. La cosa mi porta a riflettere. Ormai l'ho capito che non ero io l'imbecille, dato che ho conosciuto persone INTELLIGENTI.
Io direi che è anche mancanza d'intelligenza, sì.

Comunque, sto andando un po' ot.
Tutto questo bel discorso sulla mia esperienza che vi ho portato, è per fare un esempio sciocco.
Troppe volte ho sentito le parole "a cosa serve studiare Leopardi? A cosa serve studiare Dante?"
Io farei la domanda opposta: "a cosa non serve".
Serve per formare la persona, e le vostre parole ne sono la testimonianza.
Riuscire a creare una propria sensibilità e sapere chi siamo, questo è uno dei doni più grandi che potrebbe farci il mondo. Un dono che, purtroppo, bisogna ricercare perché non viene servito su un piatto d'argento.
Ma è un dono che esiste e che può essere trovato. La letteratura è un modo enorme e grandioso per scavare dentro sé stessi.
è sempre stata la mia materia preferita.

Grazie Luca.
 
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MetalHero87
view post Posted on 11/11/2011, 23:53




Ottima discussione. Apprezzo molto che ci sono persone come voi che sappiano cosa vuol dire emozionarsi con una storia, con dei personaggi che poi alla fine rispecchiano sempre ognuno di noi, con i suoi difetti e pregi.

Sono d'accordo con quanto dice l'articolo, perchè ultimamente si incentra l'attenzione su altri temi, sulla tv, sui soldi, sul nuovo telefono cellulare del momento. Poi vai a chiedere chi ha scritto "Il 5 Maggio" e nessuno risponde.

Certe volte ho l'impressione che la società si sta involvendo, ci sono sempre più persone ignoranti e stupide in giro. Penso che la colpa sia, oltre ad alcuni insegnanti che non mettono completamente passione nel loro lavoro, come è stato già sottolineato, anche dei ragazzi. Molti di noi, sì non hanno granchè come educatori in classe, ma non hanno spirito di iniziativa, curiosità. Penso questo dipende pure dall'educazione che si riceve in famiglia. Se in famiglia non c'è alcuna componente culturale, come informarsi tramite il giornale, o non si invoglia alla lettura, penso che difficilmente una persona trovi la volontà di leggere un libro.

La letteratura e la cultura sono importanti, perchè ci fanno crescere e ci fanno emozionare. Chi non legge o si accultura non potrà mai capire niente di tutto questo e si accontenterà a trovare altro per "emozionarsi", come drogarsi o fare altre fesserie.

Concludo con una frase che ho letto su un giornale, a proposito della letteratura e della cultura:

-"Ma serve davvero la cultura"?
-"Servirà a qualcosa. Certo l'ignoranza non serve proprio a niente."
 
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7 replies since 15/9/2011, 13:13   3780 views
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