Love Parade 2010
Altro che Love parade. Basta una scintilla e una festa può diventare un massacro, anche se è dedicata all’amore. Il fatto è che la folla è elemento incontrollabile, sordo, senza dimensioni. È l’arma micidiale che ansima e incombe in ogni manifestazione di popolo. L’abbiamo sentito sulle spalle, nella bocca che consuma polvere, nel naso che non trova l’ossigeno quel senso di soffocamento che trasmette l’essere circondato da un mare di corpi senza dimensioni. L’abbiamo sentito in centinaia di concerti, in centinaia di stadi o raduni, in decenni di carriera. E abbiamo spesso temuto che potesse scoccare la scintilla capace di trasformare l’abbandono, il clima gioioso in dramma improvviso e brutale. Certo, le dimensioni di quello che è accaduto a Duisburg sono fuori da ogni norma. Per quantità di gente, sopra un milione si dice. Forse un milione e mezzo. Per numero di vittime, undici, forse più. Per il fatto di essere talmente smisurato da non poter essere fermato, neppure di fronte alla morte, solo perché i numeri erano tali da impedire la circolazione dell’informazione: così la maggior parte dei “festanti” ha continuato a bere incosciente, a ballare e pestare sotto il frenetico e spropositato bum bum dei ritmi house, technodance, happyhardcore, progressive, hardstyle, jumpstyle, tra l’altro frenando i soccorsi. C’è perfino incertezza nel determinare le cause di tanto massacro: brutale cortocircuito per eccesso di presenze di fronte all’imbuto di un tunnel, oppure improvvido e irresponsabile intervento della polizia. Non c’è nulla di peggio che cercare di ordinare il caos. E il rave party tedesco, come ogni altro rave, ha nel suo marchio d’origine il vizio dell’eccesso.
I rave party, feste che hanno ormai trent’anni di vita, nate come raduno di contestazione negli anni ‘80, si sono via via trasformati, sono diventati richiamo alimentato dall’illusione della libertà, alimentati dal mito dello sballo, dell’assenza di regole, del divertimento sfrenato, del viaggio senza limiti. Spesso vengono proibiti. E, spesso, proprio perché proibiti, sono più ambiti. Quello di Duisburg, paradossalmente, è una sorta di appuntamento rituale, annuale, partito alla fine degli anni ‘80, non a caso in Germania. Era l’89, il muro stava per cadere (la festa ebbe luogo quattro mesi prima), la musica venne scelta come mezzo per invocare la pace e la fratellanza.
Da allora la Love parade venne replicata nel mondo (non in Italia), perpetuando quel senso di festa della libertà, ma anche trovando un bel po’ di sponsor (dove c’è folla, c’è denaro), crescendo per partecipazione anno dopo anno e cambiando via via ospitalità, proprio per trovare luoghi adatti a contenere la straripante partecipazione a serate speciali. Il tutto senza rinunciare alla promessa di festa, di baccanale alimentato dai megawatt di impianti che stordiscono, fanno perdere il senso di autocontrollo, di percezione della realtà circostante, di coscienza abbandonata. Anche se intorno i compagni sono stati schiacciati dalla mandria in festa.
Comunque mi sembra una cosa idiota far fluire un tale ammasso di gente in tunnel,e infatti...
E poi ci sono alcune testimonianze che dicevano che la polizia ci speculava sopra.
