| Sfogliando "Il venerdì" della scorsa settimana ho trovato questo articolo, spero possa interessarvi!
Contromano, di Curzio Maltese.
" Il grande problema economico dell'Occidente è in realtà un enorme problema politico. Ed è questo: non esiste più una sinistra. Una sinistra vera che rappresenti gli interessi dei lavoratori, collegata a sindacati forti, capace di fornire una ricetta economica alternativa al neoliberismo rovinoso del fine Novecento. Da vent'anni e più ci raccontano che per tornare a crescere bisogna privatizzare, abbattere lo Stato sociale, ridurre al minimo i diritti dei lavoratori, rendere sempre più precari i giovani e impoverire i pensionati. Questa ricetta ha fallito clamorosamente, ha prodotto un livello di ingiustizia sociale intollerabile, allargato a dismisura la forbice tra ricchi e poveri, messo in crisi tutti i sistemi democratici e prodotto crisi sempre più catastrofiche. Al contrario di quanto aveva promesso, il neoliberismo non soltanto non ha risanato i conti dello Stato e ridotto il carico fiscale alle famiglie, ma ha fatto esplodere i debiti pubblici e privati. In tutti questi anni le sinistre occidentali, orfane di comunismo e socialismo, non hanno offerto proposte alternative al caos. Si sono limitate, in molti casi, ad applicare gli stessi programmi della destra, sia pure con minore crudeltà. Il risultato, nella Gran Bretagna di Blair come negli Stati Uniti di Obama o nella Spagna di Zapatero, è stato un disastro sociale. Di fronte ad un fallimento conclamato, bisognerebbe avere il coraggio di rovesciare il tavolo e proporre un'alternativa radicale. A cominciare da una gigantesca ridistribuzione del reddito, l'abbassamento delle tasse ai più poveri, l'aumento delle imposte sulle rendite, gli investimenti pubblici. Si tratta in fondo di tornare alle soluzioni che nel passato hanno sempre funzionato, nell'America della Grande Depressione come nell'Europa del dopoguerra. La differenza, tutta politica, è che oggi non esistono partiti e leader in grado non diciamo di mettere in pratica, ma neppure d'immaginare un cambiamento epocale. Nella peggiore delle ipotesi, il disagio e la sofferenza vengono rimossi e ignorati dal ceto politico. Nella migliore, vengono indirizzati al populismo verso irrilevanti obiettivi moralistici. Ma la questione morale non nasce dalla corruzione delle classi dirigenti, che è ovvia conseguenza di un sistema ingiusto. La vera questione morale è lo stipendio di un maestro elementare, il livello delle pensioni minime, il divario fra il compenso di un super manager e quello di un impiegato o di un operaio della stessa impresa, gli interessi che le banche lucrano su una famiglia impiccata a un mutuo per la casa. Sarà troppo chiedere alle sinistre occidentali di occuparsi più di questo che delle agenzie di rating?"
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